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Cile, si avvicina un ciclone per i sottoscrittori di mutui abitativi

Il prossimo 30 giugno terminerà il “congelamento” delle vendite all'asta e dei prelievi di liquidità annunciati dal Governo per la sezione del “Programma Speciale per i Lavoratori” PET, i debitori di più lungo corso della banca. Benché sia stato annunciato lo studio di politiche di aiuto ai settori più vulnerabili di questo gruppo, c’è preoccupazione per quello che succederà agli altri. Perché le istruttorie proseguono. E nemmeno il Governo sa quante siano le riscossioni giudiziarie che la banca sta portando avanti. 

Claudia Urquieta Ch. - 10 febbraio 2009

Causato dalla crisi economica e dalla disoccupazione  

Il ciclone economico annunciato dalla presidentessa Michelle Bachelet ha già ufficialmente raggiunto il paese. I segnali sono diversi: ribassi nelle vendite immobiliari, la caduta di progetti rappresentativi e il preoccupante aumento della disoccupazione.

Non si salva nessuno. Nemmeno Horst Paulmann, che ha dovuto rimandare il suo progetto guida: il Costanera Center. Ma i più colpiti dalla tormenta saranno i settori medi e più poveri del paese, fra i quali, secondo le stime ufficiali, in Cile vi sono più di 502.000 sottoscrittori di mutui per l’edilizia popolare. Ma secondo i dati della Associazione Nazionale per il Diritto alla Casa (Andha Cile) il numero sale a più di 720.000. L’associazione spiega che la differenza dipende dal fatto che almeno il 30% non ha sussidi di alcun tipo. E per molti di loro si sta avvicinando il momento di vendere le loro abitazioni: come annunciato dalla presidentessa nel 2008, il prossimo 30 giugno è il termine ultimo del “congelamento” delle vendite all'asta e dei prelievi di liquidità da parte della sezione PET, che riunisce 191.925 debitori. Il “Programma Speciale Lavoratori” è il programma di indebitamento bancario più antico del sistema. Secondo le cifre comunicate dalla Sovrintendenza del Senato per le banche e gli istituti finanziari (SBIF), nell’aprile del 2007 4.600  titolari di mutuo erano coinvolti in riscossioni giudiziarie.

Non ci sono però dati aggiornati. Nonostante questo giornale abbia consultato  Banco Estado, questo non ha fornito le informazioni richieste. Non se ne dispone nemmeno presso il Ministero dell’edilizia e dell’urbanistica (MINVU), dove hanno spiegato che sono a conoscenza solo delle cifre comunicate dalla SBIF.

Questo fatto è preoccupante, dal momento che si tratta di un dato importante per poter fare una previsione realistica di quel che si sta avvicinando. Di certo potrebbe tradursi in migliaia di famiglie sfrattate, perché, nonostante il “congelamento”, le istruttorie proseguono. E le lettere di avviso di vendita all'asta e di sfratto arrivano quotidianamente. Come le chiamate e le visite dei rappresentanti delle banche che verificano i pagamenti dei debitori.

Al riguardo, il responsabile del portafoglio fondiario del Minvu, Juan Pino, spiega che nei prossimi mesi sarà messa in atto una politica di aiuto ai settori più vulnerabili del PET.

Ma dal momento che il processo di ribasso dei tassi di interesse iniziato nel 2007 – adottato perché i tassi di interesse erano più alti di quelli applicati dal mercato – non è concluso, «non è possibile anticipare cosa succederà con le vendite all'asta bloccate».

Senza casa ma con una tenda

A Villa Cordillera de Rancagua una ventina di abitanti sanno chiaramente qual è il panorama che si presenterà. Per questo, dal 28 gennaio hanno guidato una protesta pacifica alla quale si sono già unite altre tre comunità della zona: Villa San Ignacio, Villa Provincial e San Rafael.

La sfida è dormire simbolicamente in tende in attesa di una risposta ufficiale. Perché prevedono che in futuro dovranno passare da una casa a una tenda da campeggio, se le condizioni non cambiano e se non si trova una soluzione definitiva a questo problema che si trascina di anno in anno. E che assumerà carattere di urgenza ancora maggiore a causa della crisi economica e dei licenziamenti che molti hanno dovuto affrontare.

«Nella mia zona ci sono persone che guadagnano il salario minimo. E che devono pagare le spese essenziali. Dunque, per molti pagare ile rate significa non mangiare. Di brutto». Queste le parole di Paola Elizondo, di Villa San Ignacio.

José Ramos, di Villa Provincial, vive il problema sulla sua pelle: «Siamo qui da 10 anni e siamo in arretrato di 18 rate Siamo spaventati, ci angoscia il pensiero di non trovare una soluzione. Io vendo fiori e il poco che guadagno basta solo per mangiare e pagare le spese».

Il tema è complesso. E lo è anche la divisione che esiste fra i diversi programmi per il conferimento dei sussidi abitativi..

La fine dei crediti fondiari statali

Attualmente non è possibile accedere a crediti fondiari statali, dal momento che già nel 2002 il governo di Ricardo Lagos ha emanato un decreto che cedeva la responsabilità della costruzione di abitazioni – come pure la responsabilità dei crediti - al settore privato.

Per questo non è più possibile essere nuovo debitore Serviu (Servizio per l’alloggio e l’urbanistica). Oggi sono 93.847 i debitori di Serviu – crediti fondiari emessi dallo stato - e di Serviu Banca, che hanno avuto accesso al credito attraverso il Serviu ma che poi sono stati trasferiti al credito fondiario di Banco Estado e di Banco del Desarrollo.

La differenza di trattamento tra questi debitori e gli altri è notevole, dal momento che questi sono gli unici ad aver beneficiato del finanziamento di tutto il debito, che, a seconda dei casi, può essere attuato in forma immediata o dopo aver sostenuto il pagamento.

Tecnicamente il problema è stato risolto, ma come con i debitori PET, il periodo di favore ha una data di scadenza. In questo caso è il 31 dicembre di quest’anno.

Secondo le cifre del Minvu, finora 46.005 non hanno finito di pagare Il problema è che nonostante ad alcuni manchino 400.000 pesos per essere proprietari, la realtà economica che vivono non permette loro di pagarli. Molti vivono con il minimo. E non è chiaro come sarà il futuro di coloro che non riusciranno a pagare prima della scadenza. In tutti i casi procederanno anche le istruttorie.

Chi non ha comprato casa con questo programma o con il PET non gode del periodo di favore. E finora non sono state annunciate misure particolari per queste persone.

Pagamenti diversi. Stesse case.

A Villa Cordillera gli appartamenti sono uguali. Per lo meno non ci sono differenze strutturali tra di essi: quando si pianta un chiodo, in tutti si finisce dall’altra parte del muro. Le inondazioni delle vie sono condivise da tutti e la mancanza di privacy è altrettanto democratica. Come nel film El Chacotero Sentimental .

Le dimensioni delle abitazioni sono le stesse: nessuna supera i 48 metri quadri.

In questo caso tutti i vicini rientrano nel programma PET. È una situazione diversa dal miscuglio di programmi di sussidio abitativo che si trovano in altri siti, come Villa San Rafael. Anche lì le case sono essenziali e molto simili, ma si possono trovare debitori di tutti i tipi, ai quali spettano benefici e sussidi diversi.

La differenza dipende principalmente dalla posizione economica in cui si trova ciascuno e nel programma abitativo al quale ha avuto accesso. Per esempio, nel caso degli indigenti viene erogato un sussidio che può arrivare fino a 12 milioni di pesos. Quindi si affidano al Fondo Solidale 1, e dipenderanno dalla tessera di sostegno sociale.

Nel caso del Fondo Solidale 2 gli indigenti non vengono considerati giacché sono considerati tali solo coloro che sono definiti “vulnerabili”. In questo modo possono chiedere denaro direttamente al credito fondiario privato. Viene dato loro un sussidio che gli permette di contrarre debito con la banca.

In altre condizioni si trovano tutti gli altri, unificati nel decreto 62. In questo settore rientrano i PET. Non essendo considerati vulnerabili ma classe media, i sussidi e le garanzie sono di gran lunga inferiori. E questo per molti ha voluto dire pagare tre o quattro volte il valore reale dell’abitazione, dal momento che, indebitandosi con la banca, devono pagare interessi alti. E soprattutto perché molti finiscono col ricontrattare le rate; questo, sommato agli interessi, si trasforma in un circolo infinito.

Come spiegano i debitori, «finiamo col pagare tre case».

«Chi fa grandi affari sono le banche. Vendono, riscuotono le garanzie statali, comprano di nuovo e rivendono. A persone che oggi ricevono i sussidi. Ripetono l’affare in un ciclo infinito» spiega Rubén Césped, dirigente nazionale di Andha Chile.

I crediti di Banco Estado comprendono l’83% dei sottoscrittori di mutui abitativi; segue Banco de Desarrollo con il 7,1%. Banco Santander arriva al 4,1% e la Banca del Cile al 2,2%. Scotiabank e Ripley hanno rispettivamente l’1,3% e l’1,0%. BBVA, Banco Falabella, Corpbanca, BCI, Citibank raccolgono il restante 1,4%.

Prevenire è meglio che curare

I debitori non chiedono che le case le siano regalate. Nemmeno che si chiuda un occhio sui loro debiti. Chiedono una politica abitativa migliore e che lo Stato abbia un ruolo forte e non si limiti all’aiuto sussidiario.

Secondo i dati dell’indagine Casen 2006, il numero di famiglie allargate e conviventi nel paese supera le 830.000 unità. Cifra che non è cambiata quasi per nulla da quella del 2003, per cui si può concludere che non sono stati fatti veri passi avanti verso la risoluzione del problema dell deficitdi edilizia popolare.

Questo potrebbe diventare un problema cronico per lo Stato e per le famiglie coinvolte se non si mette un freno alla pioggia di vendite all'asta che minaccia di coinvolgere nei prossimi mesi i settori più poveri del paese.

http://www.elmostrador.cl/index.php?/noticias/articulo/el-vendaval-que-se-avecina-para-los-deudores-habitacionales