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Campagna Sfratti Zero

Campagna contro gli sfratti forzati negli insediamenti informali a Nairobi

Francesco Fantini, photo 1

Photo Francesco Fantini

Questo è il testo di una Piattaforma comune preparata dai membri della Campagna contro gli sfratti forzati negli insediamenti informali a Nairobi il 17 Marzo 2004.

I membri di questa Campagna includono:
(i) African Network for the Prevention and Protection of Child Abuse and Neglect (ANPPCAN)
(ii) Basic Rights Campaign
(iii) Carolina for Kibera
(iv) Intermediate Technology Development Group (ITDG)
(v) Kenya Human Rights Commission
(vi) Kituo Cha Sheria
(vii) Kutoka Network of Parishes in the Informal Settlements:
Christ the King, Line Saba Sacred Heart, Dagoretti
Christ the King, Embakasi St. John’s, Korogocho
Consolata Shrine, Westlands St. Joseph, Kahawa West
Holy Cross, Dandora St. Joseph and Mary, Shauri Moyo
Holy Mary Mother of God, Githurai St. Joseph the Worker, Kangemi
Holy Trinity, Kariobangi St. Mary’s, Mukuru kwa Njenga
Our Lady of Guadalupe, Adams Arcade St. Theresa’s, Eastleigh/Mathare Valley
(viii) Maji na Ufanisi
(ix) Pamoja Trust
(x) Shelter Forum

1. Introduzione

Nelle ultime settimane, i residenti degli insediamenti informali di Nairobi hanno subito una grave minaccia per la loro stabilità a breve e a lungo termine in conseguenza di un piano di demolizione e di sfratto. Corre voce che diversi ministri di governo stiano per intraprendere demolizioni a larga scala di strutture che comportano rischi per coloro che le occupano, come i corridoi operativi della linea ferroviaria, le case poste vicino o sotto linee di energia elettrica, e zone con diritto di sorvolare oppure dove è pianificata una deviazione stradale.
Queste demolizioni a larga scala stanno per essere intraprese con scarsa considerazione per gli effetti disastrosi che potrebbero procurare ai residenti. Lo spostamento interno che sicuramente seguirà allo sfratto forzato porterà all’aumento di violenza, di insicurezza, alla perdita dei mezzi di sostentamento, delle strutture di comunità e conseguentemente all’aumento di povertà per centinaia di migliaia di persone che vivono in tali insediamenti irregolari come a Kibera, Korogocho, Agare, Lunga Lunga, Sinai, Soweto e altri.
Uno sfratto forzato di tale dimensioni non ha precedenti in Kenya. Creare nel giro di pochi giorni decine di migliaia di senza casa è una illegale campagna di sradicamento degli slums (quartieri poveri delle città). In oltre, uno sfratto forzato di tale natura viola le giuste norme internazionali e le leggi che obbligano i governi a procurare alle comunità afflitte (1) giusta e adeguata informazione (2) vera possibilità di consultazione, (3) informazione sulla possibilità di sfratto (4) alternativa adeguata di abitazione o di risistemazione.

2. Cenni storici

Attualmente, a Nairobi più di 168 insediamenti irregolari costituiscono le case di più di due milioni di persone. Coloro che risiedono in tali sistemazioni irregolari a Nairobi, costituiscono il 55% della popolazione totale della città, inoltre sono ammassati nel 5% della superficie totale della città. Queste sconcertanti statistiche hanno le loro radici storiche nel fallimento da parte dello stato nel non aver provveduto alla costituzione di residenze a basso costo per i poveri. Come risultato di questa mancanza ,migliaia di residenti di insediamenti irregolari a Nairobi hanno invaso terre libere, incluse quelle poste ai lati delle strade,delle linee ferroviarie, foreste e servizi pubblici, e hanno creato strutture semi-permanenti.
La ragione che giustifica lo sfratto è il fatto che è dannoso per le persone vivere nelle vicinanze di linee ferroviarie e a linee elettriche. Questa considerazione è certamente innegabile. Tuttavia la situazione attuale degli stanziamenti irregolari è davvero complessa, e questo in particolare a causa del contesto storico. Ogni soluzione per l’attuale problema deve tener conto delle origini degli insediamenti irregolari .
La maggior parte di coloro che possiedono edifici in Kibera, Korogocho e nelle altre aree colpite hanno pagato una “tassa” all’amministrazione locale, incluso ai capi, wazee wa vijiji (anziano del villaggio) e alla polizia in cambio di un”permesso ufficiale” per occupare gli spazi dove vivono. Queste assegnazioni irregolari da parte dell’amministrazione locale costituiscono procedimenti che si possono considerare normali nel fenomeno degli insediamenti irregolari.
Recentemente, il 19 Febbraio di quest’anno, la Linee ferroviaria del Kenya emanava ricevute per ”l’affitto” pagato dalle persone che occupavano pezzi di terreno nei corridoi operativi della rete ferroviaria. La gente ha occupato sempre più frequentemente spazi vicino alle linee ferroviarie e sotto i fili della corrente elettrica e per decenni e li hanno occupati pur essendo a conoscenza delle sanzioni del governo.
In oltre ,UN Habitat si è impegnata per supportare il miglioramento degli slums nei quartieri poveri di Nairobi . Nel Gennaio 2003, il direttore esecutivo di UN Habitat dopo un accordo iniziale con il precedente governo, emise un atto costitutivo di intesa con il Ministro delle Strade, delle Opere Pubbliche e dell’Abitazione. L’accordo fu molto pubblicizzato e salutato come passo in avanti per il miglioramento delle residenze irregolari. Questo progetto unitario del Governo e di UN Habitat è specificamente studiato per il miglioramento delle abitazioni e delle infrastrutture del villaggio di Soweto in Kibera.
Tuttavia a partire dalla firma di tale accordo il progetto si è rivelato confuso a causa della mancanza di informazione e consultazione. Una evidente mancanza di un pensiero unitario e coordinato a reso vane le buone intenzioni iniziali che ora sono combinate a piani di sfratto coatto volute da diversi ministri , nella stessa area che era stata destinata al piano di rigenerazione .

3. Sfratti minacciati e in corso.

Il Ministero delle Strade, dei Lavori Pubblici e delle Abitazioni ha già effettuato demolizioni a Kibera per la costruzione di una tangenziale cittadina. Domenica 8 febbraio i trattori hanno demolito l’insediamento comunemente chiamato Raila Village. Circa 400 strutture sono state abbattute, comprese scuole, cliniche e chiese. Questo sfratto ha portato da solo al dislocamento interno di oltre 2,000 persone. Inoltre ha provocato la perdita di proprietà per la bellezza di milioni di scellini ( 1 euro = 94.5 scellini cc. Ndr. ).
Contrariamente a quanto stabilito dalle norme internazionali, gli abitanti del Raila village non sono stati informati dell’imminente demolizione. In violazione ulteriore della legge, la comunità non è stata consultata o fornita di un piano di risistemazione. Invece di fare passi graduali informando e coinvolgendo la comunità, sono stati emanati ordini alla Provisional Administration di fare ogni passo necessario per cancellare quel villaggio.
In aggiunta alla demolizione di Raila, ci sono stati numerosi annunci, convegni e dichiarazioni della stampa negli ultimi due mesi preannunciando che diversi ministeri del governo intraprenderanno demolizioni e sfratti in determinate aree di Nairobi ora occupate dalle baraccopoli. Queste demolizioni riguarderanno essenzialmente strutture localizzate in tre aree principali: (a) entro 100 piedi da ciascun lato della linea ferroviaria, (b) sotto le linee elettriche e (c) l’area destinata alle nuove tangenziali stradali.

a) Conseguenze delle demolizioni ad opera della Società Ferroviaria Kenyana.

Il 29 gennaio 2004, la Società Ferroviaria Kenyana ha diffuso attraverso i quotidiani la notizia che intende demolire tutte le strutture situate entro 100 piedi da ciascun lato della linea ferroviaria a Kibera a cominciare dal 3 marzo.La linea ferroviaria è lunga 5 km a passa attraverso l’intera comunità di Kibera da Soweto/Highrise fino a Gatwekera.
Studi fatti mostrano che oltre 20,000 strutture lungo la linea ferroviaria saranno demolite e oltre 108,000 persone diventeranno senzatetto e saranno spostate internamente .[1] Inoltre l’intera comunità di Kibera ne risentirà. Le demolizioni distruggeranno 13 scuole elementari che danno educazione a migliaia di poveri bambini a Kibera. Inoltre, gli spossessamenti programmati condurranno alla demolizione di due chiese, della clinica Kikoshep , del centro per il controllo dell’Aids e di tre centri di incontro.
Demolizioni ad opera delle Ferrovie Kenyane sono tuttora in corso. Durante la settimana dell’8 Marzo, 31 strutture nell’insediamento informale di Soweto/Kahawa Ovest sono state demolite lasciando senza tetto 500 persone.Altre 10 case sono state destinate alla demolizione in aggiunta a numerosi esercizi locali.
b ) Conseguenze delle demolizioni ad opera della Compagnia Kenyana dell’Energia e dell’ Illuminazione ( KPLC: Kenya Power and Lighting Co. Ltd.).
L’1 febbraio 2004 la KPLC ha diffuso la notizia che demolirà tutte le strutture situate sui terreni della KPLC e sotto le linee elettriche. A Korogocho, studi dimostrano che 2500 case saranno colpite dalle demolizioni relative alle linee elettriche. Le perdite, comunque, non saranno limitate ai domicili. A Korogocho il piano di demolizione porterà alla distruzione di 132 chioschi, 4 chiese/sale di ritrovo, 80 bagni pubblici, 4 fontane pubbliche e 8 farmacie. Rapporti mostrano che a Kibera 3,255 strutture sono poste sotto o vicino le linee elettriche. La demolizione di queste strutture renderà 76,175 persone senzatetto e causerà distruzioni delle strutture comunitarie simili a quelle sopra descritte.
Similmente, le demolizioni previste per gli insediamenti di Mukuru kwa Njenga toglieranno la casa a 900 persone. Inoltre queste comunità perderanno una chiesa cattolica, aule scolastiche, la sala ritrovo comunitaria e della chiesa e oltre 25 gabinetti pubblici. Per di più, oltre 75 proprietari di chioschi lungo Mpaka Road hanno ricevuto un’ingiunzione di sfratto. La maggior parte di queste persone vivono nel loro chiosco e non hanno altro rifugio.
Queste demolizioni colpiranno anche decine di migliaia di persone che vivono negli insediamenti informali di Kahawa Soweto, Kamae, Kware, Kamwanya, Kanguku, Kandutu, City Cotton, Mutumba, Kareru, Kirigu, Muria-Mbogo, Mutego, Njiku tra gli altri. Si sta attualmente calcolando il numero di persone che subiranno gli effetti di queste demolizioni .
c ) Conseguenze delle demolizioni per la costruzione della tangenziale
Infine, il Ministero delle Strade, dei Lavori Pubblici e delle Abitazioni ha annunciato che a Kibera saranno abbattute anche le strutture che si trovano sulla via della futura tangenziale.La tangenziale è progettata per passare da Makina alla zona di Highrise. Studi dimostrano che 16,800 strutture saranno eliminate, cosa che priverà di tetto altre 170,000 persone. Le operazioni che avranno luogo per fare spazio alla tangenziale e per cancellare le strutture sotto le linee elettriche a Kibera avranno un effetto devastante sulla comunità. Secondo le più recenti stime, abbiamo identificato 54 chiese che sono state destinate ad essere abbattute. In aggiunta, 13 scuole elementari saranno rase al suolo così come 3 cliniche mediche e 2 centri comunitari.

4. Risposta delle comunità coinvolte, della società civile, dei gruppi religiosi e delle associazioni internazionali

a) Le comunità coinvolte
Ovviamente le future demolizioni hanno scatenato paura, panico e confusione tra le comunità coinvolte, e questo perché a molte persone non è stato dato alcun avviso ufficiale e non sono state comunicate modalità e date in cui avverranno gli sfratti. A Kibera, per esempio, le autorità e l’amministrazione provinciale che sono incaricate di eseguire materialmente le demolizioni non hanno cartine per identificare quali sono i fabbricati contrassegnati. Di conseguenza, nessuno degli abitanti sa con certezza se e quando avverrà lo sfratto. Il vuoto creato da questa mancanza di informazioni è stato prontamente riempito da voci incontrollate, speculazione e sfruttamento (spesso da parte dei politici locali).
A dispetto del black-out informativo, le comunità hanno iniziato subito a organizzarsi per resistere agli sfratti forzati e per richiedere l’opportunità di un confronto con il Governo per trovare un’alternativa. A Kibera i leader religiosi hanno richiesto un incontro con il funzionario distrettuale, incontro che è stato loro concesso il 20 febbraio. Si sta inoltre portando avanti una campagna di petizioni per raccogliere 500.000 firme in segno di protesta contro gli sfratti. Il 1° marzo le comunità hanno anche organizzato con successo un incontro di preghiera, presieduto dall’Arcivescovo cattolico Raphael Ndingi Mwana ’a Nzeki e da un rappresentante della Chiesa anglicana. Nella sua preghiera, l’Arcivescovo cattolico ha richiesto a Dio di concedere al Governo la grazia di poter lottare contro le baraccopoli e non contro gli abitanti delle baracche.
A Kibera, circa ottanta persone che vivono sul corridoio operativo della linea ferroviaria hanno citato in giudizio la Kenya Railways Corporation (compagnia ferroviaria nazionale) di fronte alla Corte Suprema, per ottenere un’ingiunzione che impedisca alla compagnia di sfrattarli con la forza. Gli abitanti si augurano che la corte obblighi la Kenya Railways a incontrare e discutere ragionevolmente con la comunità, in modo da riuscire a trovare un insediamento alternativo [2]. Nella richiesta si sostiene che ai querelanti, tutti residenti da lungo tempo nei fabbricati situati accanto alla linea ferroviaria, sono state rilasciate licenze di occupazione temporanea dalla stessa Kenya Railways, e che tali licenze non sono ancora scadute. Inoltre, gli sfratti contravvengono alle disposizioni del Railways Corporation Act, Children’s Act e ai procedimenti internazionali, che proibiscono gli sfratti forzati e arbitrari [3].
Il 27 febbraio il giudice della Corte Suprema Lenaola ha emesso un’ordinanza nella quale si richiedeva ai querelanti di ritornare in tribunale entro dieci giorni, per fornire indicazioni concrete sul periodo di tempo necessario alla comunità per spostarsi. L’8 marzo il giudice della Corte Suprema Ochieng Ag J. ha ascoltato le motivazioni dell’istanza e ha ordinato che lo sfratto programmato dalla Kenya Railways venisse ulteriormente ritardato di tre settimane. Ha inoltre ordinato che la Kenya Railways e gli abitanti dell’area interessata iniziassero a negoziare e a “cercare attivamente di definire un periodo di tempo ragionevole per permettere ai richiedenti di trasferirsi”. Il caso è stato aggiornato alla data del 29 marzo per ulteriori ordini e disposizioni. Le parti in causa si sono accordate per incontrarsi il 26 marzo.
b) La società civile e i gruppi religiosi
Dopo aver saputo degli sfratti forzati, le organizzazioni della società civile e i gruppi religiosi (che per molti anni hanno lavorato con i poveri delle zone urbane per le controversie su alloggi e territorio) si sono attivate e hanno mobilitato le comunità coinvolte per protestare contro gli sfratti. Sostengono che sfratti forzati di queste dimensioni e di questa natura non possono essere tollerati in uno stato democratico che intenda essere pienamente uno stato di diritto.
Il 20 febbraio, le ONG che si occupano di istanze territoriali e d’alloggio hanno fatto pubblicare un annuncio a pagina intera, in cui sollecitavano il Governo a combattere realmente la povertà e non i poveri, e chiedevano con urgenza di fermare gli sfratti nelle baraccopoli. Hanno sottolineato il fatto che le procedure necessarie per portare avanti gli sfratti (per quanto giustificati) devono essere eseguite fornendo comunicazioni adeguate e motivate, provvedendo a trovare un insediamento alternativo appropriato e organizzando consultazioni e pianificazioni insieme alle comunità interessate.
Vale la pena di ricordare la visita in Kenya del Cardinale Renato Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, durante l’ultima settimana di febbraio. Il Cardinale, insieme all’Arcivescovo Giovanni Tonucci, Nunzio Apostolico in Kenya, ha potuto visitare Kibera, comprese le zone destinate alla demolizione. Il Cardinale, rivolgendosi ai rappresentanti della comunità di Kibera, ha sottolineato la sua preoccupazione per la crisi che sta vivendo questa baraccopoli. Ha invocato il rispetto dei diritti umani degli abitanti delle baracche e ha dichiarato che, prima di procedere agli sfratti, dovrebbe essere fatto tutto il possibile per fornire una sistemazione alternativa alle persone interessate.
Le ONG, insieme ai leader della chiesa e della comunità, hanno anche organizzato degli incontri per cercare di dialogare insieme ai diversi funzionari ed enti coinvolti negli sfratti in programma. Le diverse personalità invitate comprendono, tra le altre, il Sindaco, il Commissario provinciale, i rappresentanti della Kenya Railways Corporation, della Kenya Power and Lighting Co. Ltd. (società fornitrice di energia elettrica), dell’UN Habitat (programma ONU per gli insediamenti urbani), e il responsabile degli Alloggi. Lo scopo di questi incontri è non solo quello di fermare gli sfratti in programma, ma anche quello di richiedere al Governo di lavorare a stretto contatto con le comunità per sviluppare un progetto di insediamento alternativo.
c) Gruppi internazionali per il Diritto alla Casa
Il relatore speciale per l’ “Adequate Housing” (dignità dell’abitazione) della commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, Mr Miloon Kothari, è stato in Kenya, a metà febbraio, per una missione di due settimane, su invito del Governo del Kenya. Suo compito è stato quello di valutare fino a che punto il diritto ad una “adeguata edilizia-casa” sia soddisfatto nel paese. Durante la visita, Mr Miloon ha visitato un gruppo di insediamenti irregolari ed è stato messo al corrente dello sfratto in corso.
Nel suo Rapporto Preliminare ha messo in evidenza come lo sfratto fosse fatto in flagrante violazione delle leggi internazionali, delle quali anche il Kenya è firmatario.
Citando il Commento Generale 7 della Convenzione sui diritti economici, sociali e culturali, egli ha specificamente dichiarato che: “Sono preoccupato per il fatto che il Governo non sta seguendo un’adeguata procedura nel prendere in considerazione i diritti umani di quanti sono colpiti da questo sfratto, causando così effetti negativi su molte persone e famiglie innocenti.
Il Governo dovrebbe subito disporre tale procedura. E’ necessaria una chiara “policy” dello sfratto e una specifica legislazione a questo riguardo. Nel frattempo dovrebbe disporre una moratoria sulle demolizioni e sugli sfratti.
Inoltre, sia le locali amministrazioni che le autorità devono astenersi dall’aggravare la situazione con ulteriori partecipazioni ad azioni non legali che hanno contribuito a questa crisi.
Anche altre organizzazioni internazionali hanno condannato lo sfratto predisposto. Il Centro per i diritti alla casa e lo sfratto (COHRE), un gruppo internazionale per i diritti umani con sede a Ginevra, ha rilasciato una dichiarazione al Presidente Kibaki e ai relativi Ministri, il 24 Febbraio, affermando che lo sfratto di massa minacciato in Kenya è “una violazione delle leggi internazionali sui diritti umani ed in particolare del diritto alla “adeguate housing”. Essi hanno dichiarato ancora: esempi da tutto il mondo hanno mostrato che il costo sociale ed economico di sfratti forzati include un aggravamento della povertà, ridotti livelli di occupazione e standard di salute più bassi.” COHRE esorta in maniera decisa il Governo del Kenya a rispettare i propri obblighi legali, i quali impongono che il Governo “vagli tutte le possibili alternative allo sfratto, cosicché nessuno resti senza casa e che ci sia un autentico incontro con le persone colpite.
In aggiunta, supervisori per i diritti alla casa da altre nazioni tra le quali anche Egitto, Pakistan, Filippine, India, Sud Africa e Brasile hanno rilasciato dichiarazioni opponendosi al predisposto sfratto forzato in Kenia.
Tutte queste organizzazioni lavorano in paesi che hanno avuto esperienza di crisi edilizie rivolte contro i poveri della città. Il loro messaggio è unanime: sfratti forzati non risolveranno il problema dell’edilizia. Al contrario, le comunità colpite devono lavorare congiuntamente ai governi locali, alla società civile e ai professionisti della pianificazione urbana per esaminare e rilevare aree colpite e sviluppare un piano alternativo.

5. Il governo risponde alle proteste?

Il 29 febbraio il Ministro della viabilità, dei lavori pubblici e dell’edilizia ha annunciato, in una riunione a Libera, che ha avuto ordine dal Presidente Kibaki di sospendere la demolizione delle strutture costruite sulla strada tangenziale, vicino alla linea ferroviaria, sotto la linea elettrica e nel suolo pubblico. Mr Odinga ha affermato che il Governo ha intenzione di cercare aree di insediamento alternative per le parti interessate.
Sfortunatamente proprio il giorno dopo Mr Odinga ha cambiato la sua posizione. Ha affermato che la sospensione non è stata applicata alle demolizioni pianificate per gli spazi interessati dalla tangenziale. In più, il Ministro dell’Energia ha unilateralmente escluso il suo Ministero dal pronunciamento presidenziale. Il 3 Marzo Mr Ayacko ha dichiarato nel “Daily Nation” che ha semplicemente prorogato l’avviso di sfratto per la demolizione della linea elettrica di 40 giorni o sino al 13 Aprile.

6. I programmi del governo di intraprendere evizioni forzate sono contro la legge

Siccome la sospensione di evizioni non viene applicata alla costruzione della tangenziale a Kiberia o di altre evizioni programmate dalla “Kenya Power and Light” , rimane ancora una minaccia imminente di evizione per decina di migliaia di povera gente.
Lo sfratto già avvenuto nel villaggio Raila in Kiberia e gli sfratti programmati sono una grossa violazione dei diritti umani e legali. Deve prevalere, senza alcun riguardo al tipo di residenti colpiti, anche se si trattasse di abusivi, la legge. È un principio fondamentale dei diritti umani, che qualsiasi processo di evizione si assicuri di essere un processo pacifico e legale, che rispetti i diritti e la dignità della persona. Qualunque sviluppo non può prendersi la precedenza sui diritti umani dei poveri. Tutte le giustificazioni per gli sfratti “necessarii” non assolvono il governo dal suo obbligo legale di dare preavviso adeguato e di preparare e implementare un programma di ristabilimento.
Gli sfratti programmati sono inoltre in infrazione con impegni precedenti fatti dal governo col rispetto del diritto d’alloggio. Il Presidente Kibaki annunciò, in un suo discorso a Mombasa l’11 dicembre 2002, che l’alloggio decente è in un diritto umano di base simile all’educazione e altri diritti umani.
Inoltre, come è scritto nel “National Housing Policy Sessional Paper”, approvato dal gabinetto nell’ottobre 2003, le evizioni programmate sono contrarie alla politica del governo sul miglioramento dei tuguri. Le forzate evizioni proposte sono anche un’infrazione della prima stesura della costituzione, la quale riconosce espressamente il diritto di alloggio adeguato, che include anche il diritto di essere liberi da queste.
Inoltre, le evizioni programmate sono inadempienti gli impegni precedenti fatti dal governo all’Habitat UN e alla comunità internazionale, con rispetto al miglioramento dei tuguri in Kiberia. C’è stata moltissima pubblicità degli sforzi fatti da Habitat per guadagnare il supporto internazionale di donatari per questo progetto. Tuttavia, sembra che le evizioni programmate sviscereranno una parte significativa della comunità della Soweto e miniranno i progetti a lungo termine di sviluppo di questo assestamento. Non è chiaro quale, se ce n’è alcuna, coordinazione, prenderà posto tra questi due progetti proposti.

7. Preoccupazioni riguardo alla minaccia di sfratti forzati a breve e lungo termine

Basandosi sui suddetti fatti, i sostenitori della Campagna contro gli Sfratti Forzati negli Insediamenti Non Ufficiali di Nairobi vogliono porre l’accento sugli scenari drammatici che si stanno prospettando. Questa campagna riconosce che l’idea alla base del rinnovamento delle baraccopoli sia giusta, tuttavia la mancanza di un pensiero coordinato e di rispetto per la legge e la dignità delle parti coinvolte è allarmante. Riteniamo quindi di dover protestare e puntualizzare gli aspetti di seguito menzionati, che dimostrano quanto siano pericolose le misure che il Governo intende mettere in atto.
a. Enorme diffusione dei senzatetto e dislocamento interno per decine di migliaia di persone
La preoccupazione immediata riguarda il fatto che gli sfratti in programma renderanno decine di migliaia di persone dei senzatetto. Il risultato degli sfratti sarà quello di creare essenzialmente delle comunità di rifugiati, costituite da abitanti delle baraccopoli dislocatisi solo internamente.
Contrariamente a quanto si crede di solito, gran parte di coloro che vivono negli insediamenti informali, trasferitisi a Nairobi molto tempo fa, non possiede più una casa nelle zone rurali o una dimora alternativa in cui ritornare. Inoltre, gli insediamenti come Kibera e Korogocho sono sovraffollati; da quando è giunta notizia degli sfratti gli affitti sono raddoppiati, e persino triplicati in alcune zone. Di conseguenza, gli sfratti costringeranno molte migliaia di persone a emigrare in altre baraccopoli più piccole o a creare nuove quartieri poveri.
b. Probabile violenza o insicurezza
Gli sfratti in programma molto probabilmente provocheranno conflitti fisici e violenza. Per esempio, basti pensare che i residenti sulla linea ferroviaria di Kibera si stanno già azzuffando per stabilire chi dovrà occupare lo spazio limitato che rimarrà disponibile dopo le demolizioni. Esiste anche la minaccia concreta che i residenti colpiti dallo sfratto, in particolare i proprietari di alcune strutture, tenteranno di opporsi fisicamente alla rimozione, cosa che inevitabilmente sfocerà in altra violenza.
c. Povertà a lungo termine e sconvolgimenti sociali
Oltre alla reale possibilità di violenza e disordini a breve termine, esistono implicazioni negative molto serie a lungo termine per lo sviluppo economico e sociale degli insediamenti nelle baracche. Nelle aree colpite, infatti, non vi sono soltanto abitazioni, ma vi si trovano anche moltissimi chioschi, duka (negozi) e mercati all’aperto; migliaia di persone perderanno quindi la propria attività e fonte di guadagno. Conseguenze inevitabili saranno un maggiore impoverimento e ulteriori difficoltà per le famiglie che stanno già lottando ogni giorno per sopravvivere. In più, il dislocamento non volontario che accompagnerà gli sfratti non è limitato allo spostamento fisico di famiglie, case, attività, scuole e chiese, ma comporterà anche lo smantellamento significativo dei quartieri, delle famiglie, della cultura e dell’intera comunità locale nelle aree coinvolte.

8) Proposte

Con rispettosa urgenza preghiamo il governo del Kenya di effettuare i seguenti atti:
a) L’immediata sospensione dei piani di tutti gli sfratti forzati negli insediamenti
b) Divulgare informazioni ed effettuare consultazioni con tutte le comunità per trovare una fattibile alternativa agli sfratti forzati.
c) Se non ci fossero alternative, assicurare che si seguiranno gli standard internazionali circa gli sfratti forzati, che sono inclusi ma non limitati ai seguenti:
i) Una adeguata e ragionevole notifica a tutti gli interessati
ii) Informazione sugli sfratti proposti
iii) Consultazione con le parti interessate
iv) Un’alternativa adeguata per nuove case
d) Sviluppare una politica illuminata sugli sfratti che sia conforme alla legge internazionale sui diritti umani
e) L’Amministrazione Provinciale non dovrà effettuare qualsiasi ordine di sfratto. Invece un corpo coordinato e disinteressato dovrà essere responsabile per gli sfratti ordinati e pacifici
f) Nominare un gruppo di consultori interministeriali per coordinare ogni qualsiasi piano connesso agli sfratti e demolizioni che si effettueranno in insediamenti informali
g) Fornire immediata assistenza a quelle persone che sono già sfrattate.
Per ulteriori informazioni contattare:
Shelter Forum Christ the King Church Kibera
Michael Arunga Office of Human Rights
0721-213236 Christine Bodewes
0733/ 920846
St. John’s Church Korogocho
Fr. Daniel Moschetti
020-780430
[1] Data concerning the number of people and structures that will be affected by the demolitions have been calculated by the Kibera Rent and Housing Committee and is being further verified by researchers at the Pamoja Trust.
[2] The lawsuit is entitled Maina Ngare Nderu and 87 Others v. Kenya Railways Corporation, Civil Suit No. 189 of 2004.
[3] See Kenya Railways Corporation Act, Cap. 397, Laws of Kenya and National Housing Policy Sessional Paper, October 2003; see also Covenant on Economic, Social and Cultural Rights, Article 11(1), UN Committee on Economic, Social and Cultural Rights, General Comment No. 4, General Comment No. 7, and African Charter of Human and Peoples Rights.
[4] Shelter Forum, Maji na Ufanisi, Pamoja Trust, Kituo cha Sheria, People Against Torture, Release Political Prisoners and Muungano ya Wanavijiji.
[5] See COHRE letters and press statements issued February 24, 2004. rdo iniziale con il precedente governo, emise un atto costitutivo di intesa con il Ministro delle Strade, delle Opere Pubbliche e dell’Abitazione. L’accordo fu molto pubblicizzato e salutato come passo in avanti per il miglioramento delle residenze irregolari. Questo progetto unitario del Governo e di UN Habitat è specificamente studiato per il miglioramento delle abitazioni e delle infrastrutture del villaggio di Soweto in Kibera.

Keywords

Campagna , sfratti , Nairobi